Dopo il rifiuto degli ospedali del Nord, un trapianto eseguito al Policlinico di Bari ha salvato la vita di un ragazzo affetto da distrofia muscolare.
Matteo, 18 anni, originario di Brescia, oggi sorride in un letto del Policlinico di Bari, dove i medici gli hanno restituito la possibilità di vivere. Soffre di una grave forma di distrofia muscolare, che gli aveva compromesso completamente il cuore. I centri del Nord Italia non avevano accettato di inserirlo in lista trapianti, ritenendo troppo basse le sue aspettative di vita.
Tutto è cominciato lo scorso 27 gennaio, quando le condizioni cliniche del ragazzo sono precipitate. Dopo un primo ricovero a Brescia e poi a Bergamo, ai familiari è stato detto che non c’era più nulla da fare. Ma Cristina, la madre, non si è arresa. Ha contattato il professor Tomaso Bottio, direttore della Cardiochirurgia a Bari, e organizzato il trasferimento d’urgenza in ambulanza. «Eravamo stanchi e spaventati — racconta — ma non potevo lasciarlo morire senza averci almeno provato».
Matteo è arrivato a Bari il 4 marzo. Dopo dieci giorni di valutazioni e attesa, la chiamata: «Abbiamo un cuore per suo figlio». Il trapianto è stato effettuato il 13 marzo. Da quel momento, una nuova possibilità ha preso forma. «Penso che a 18 anni si debba avere il diritto di vivere, quantomeno di provarci», afferma ancora Cristina, commossa.
Il professor Bottio spiega: «Se Matteo non avesse ricevuto questo cuore, sarebbe morto entro 15 giorni. Ma per noi non contano le etichette, contano le possibilità. Avevamo già trapiantato pazienti con distrofia muscolare. Il matching era perfetto e dovevamo provarci».
Il caso di Matteo si inserisce in un trend positivo per il reparto guidato dal professor Bottio, che ha già eseguito 27 trapianti di cuore dall’inizio dell’anno. Nel 2024, il Policlinico ha raggiunto il record di 73 interventi, e l’obiettivo per il 2025 è superarsi ancora. «Non siamo Dio e non possiamo decidere chi ha diritto di vivere. Ma se c’è una possibilità, la offriamo a tutti», sottolinea il cardiochirurgo.
Il cuore che ha salvato Matteo è arrivato dalla macroarea del Sud, confermando la centralità del Policlinico nella rete dei trapianti. Secondo i dati, il 90% degli organi trapiantati a Bari proviene dalla Puglia.
Oggi Matteo affronta le ultime sedute di fisioterapia. È vivo, sorride e guarda la sua coccinella portafortuna. «Mi basta essere vivo — dice — e non potrei chiedere di più. Forse solo un panino con i miei amici. Non vedo l’ora».
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