Stanchezza e sonnolenza erano segnali sottovalutati: Roger Black è sopravvissuto a una grave patologia cardiaca scoperta appena in tempo. Ora è in convalescenza.
Roger Black, leggenda dell’atletica britannica, ha scoperto solo di recente di aver rischiato la vita per una condizione congenita al cuore che portava con sé da oltre 45 anni. L’ex velocista, 58 anni, due volte campione europeo sui 400 metri e argento olimpico ad Atlanta 1996, è stato operato a cuore aperto lo scorso gennaio.
La diagnosi è arrivata in modo del tutto inaspettato. Da tempo Black si addormentava davanti alla TV e durante i viaggi doveva spesso fermarsi per prendere un caffè, convinto si trattasse di semplice stanchezza legata all’età. “Pensavo di essere solo un vecchio idiota”, ha raccontato in un’intervista al Daily Mail.
Invece, un ecocardiogramma effettuato nell’agosto 2023 ha svelato la gravità della situazione: la valvola aortica, difettosa fin dall’infanzia, aveva raggiunto un livello critico. I medici gli hanno comunicato che anche l’aorta era gravemente danneggiata e che un qualsiasi sforzo fisico, come una corsa, avrebbe potuto portare alla rottura improvvisa del vaso, con esiti fatali.
“I dottori mi hanno detto che un giorno sarei potuto uscire a fare jogging e non tornare più. Non l’hanno detto così, ma il messaggio era chiaro”, ha spiegato l’ex atleta.
L’intervento, durato diverse ore, è servito a sostituire la valvola aortica e mettere in sicurezza l’aorta dilatata. Nonostante i rischi bassi – circa il 2% – Roger Black ha confessato di essere stato sopraffatto dalla paura: “Sapevo fosse necessario, ma mi sentivo vulnerabile. Avevo paura di non svegliarmi”.
Il decorso post-operatorio non è stato semplice. Nei primi giorni anche una semplice camminata di pochi metri in reparto lo lasciava sfinito. Oggi la sua convalescenza continua tra farmaci, controlli e fisioterapia: la ferita di oltre 30 centimetri sul petto è ancora visibile, così come persistono dolori e aritmie temporanee, una complicanza frequente negli interventi al cuore.
Quello che sorprende è che Black ha raggiunto risultati straordinari pur convivendo con un’anomalia cardiaca diagnosticata già a 11 anni, durante una visita scolastica. Per anni ha effettuato controlli regolari, consapevole che un giorno sarebbe arrivato il momento dell’intervento. Ma non immaginava sarebbe stato così presto.
La sua carriera lo ha visto trionfare in Europei, Mondiali e Olimpiadi, con prestazioni leggendarie nei 400 metri e nella staffetta 4×400. Nel 1991 fu argento ai Mondiali di Tokyo, battuto per un soffio da Antonio Pettigrew. Cinque anni dopo, a Atlanta, conquistò l’argento olimpico dietro l’irraggiungibile Michael Johnson.
Oggi la corsa più importante è quella verso il pieno recupero. “Il fatto è che mi sentivo bene, non avevo altri sintomi a parte la stanchezza. Ma era una bomba a orologeria”, ha ammesso. Ora il peggio sembra alle spalle e Roger Black può guardare al futuro con una nuova consapevolezza.
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