Il giudice civile ha respinto l’istanza di fallimento e concesso cinque anni a quattro aziende del gruppo Andidero per rientrare dalla crisi e pagare i creditori.
BARI – Il Tribunale civile di Bari ha omologato il concordato preventivo con continuità aziendale per quattro società del gruppo Andidero, accogliendo così le richieste presentate dalle imprese e respingendo l’istanza di fallimento avanzata dalla Procura. La decisione riguarda le aziende Impresa Edile Giada, Gafi (Gruppo Andidero Finanziario Immobiliare), Mabar e Modoni, che potranno ora contare su un periodo di cinque anni per risanare la propria situazione economica e soddisfare le pretese creditorie.
Il piano concordatario, del valore complessivo di 47 milioni di euro, era stato predisposto dagli advisor legali professor Vincenzo Chionna e avvocato Angelo Stella, con il supporto dello Studio Pellecchia di Bari come consulente finanziario. Il progetto aveva già ricevuto parere favorevole sia da parte dei creditori che dei commissari giudiziali designati – Andrea D’Ammacco, Fabrizio Colella e Paolo Spezzati – ma non dal pubblico ministero Lanfranco Marazia, che si era opposto all’omologazione.
A pronunciarsi sulla vicenda è stata la sezione fallimentare del Tribunale civile, presieduta da Giuseppe Rana, con i giudici Raffaella De Simone e Michele De Palma. La corte non ha ritenuto necessario nominare un liquidatore, sfruttando la facoltà prevista dalla normativa sul concordato in continuità, che consente di procedere senza questa figura in determinati casi.
Sul piano penale, le stesse società e l’imprenditore Vittorio Andidero risultano coinvolti in un’indagine per presunta truffa aggravata ai danni della Regione Puglia. Secondo l’accusa, Andidero e altri due soggetti avrebbero ottenuto fondi pubblici per la riqualificazione di una masseria nel territorio di Ugento, con l’obiettivo di convertirla in una struttura turistica. Il pubblico ministero ha già notificato un avviso di conclusione delle indagini e ottenuto, sia dal giudice per le indagini preliminari che dal Tribunale del Riesame, il sequestro dell’immobile e l’interdizione dall’attività imprenditoriale nei confronti dello stesso Andidero.
Nonostante le contestazioni in ambito penale, la vicenda ha avuto esiti divergenti davanti al giudice civile, che ha scelto di dare continuità all’attività delle società del gruppo, puntando sul loro recupero economico e finanziario. Le quattro aziende avranno ora tempo fino al 2030 per attuare il piano concordatario e rientrare dal dissesto.
La vicenda giudiziaria resta aperta sul fronte penale, ma la decisione del Tribunale civile rappresenta un passaggio significativo per il futuro delle imprese coinvolte.
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