Bari, clan e nomi imposti all’Amtab, in aula il racconto dell’amministratore: “Era terra di nessuno”
L’amministratore dell’Amtab ha raccontato in aula gravi irregolarità nella gestione passata dell’azienda, tra assunzioni sospette e pressioni da parte di gruppi criminali.
Assunzioni e prestiti, l’ombra dei clan nella società dei trasporti
BARI – È stato ascoltato come testimone dell’accusa nel processo “Codice interno” Luca D’Amore, amministratore unico di Amtab, l’azienda dei trasporti municipali di Bari, oggi sotto amministrazione straordinaria. D’Amore ha tracciato un quadro allarmante della gestione dell’ente prima del commissariamento: «Era una terra di nessuno, chiunque poteva entrare o uscire senza controllo. Esponenti dei clan vi tenevano riunioni. Le assunzioni avvenivano senza concorsi e senza alcun tipo di controllo».
Nel processo, che vede imputate 15 persone per reati tra cui voto di scambio politico-mafioso, figura anche Maria Carmen Lorusso, moglie di Giacomo Olivieri. Le dichiarazioni di D’Amore hanno puntato i riflettori sul Cral aziendale, il Circolo ricreativo interno, affidatario di spazi rilevanti come il bar e la sala riunioni. A guidarlo era Massimo Parisi, fratello del boss Savino Parisi. Secondo il manager, il Cral erogava prestiti ai dipendenti senza le autorizzazioni necessarie, movimentava fondi aziendali e quote versate dai lavoratori in modalità non trasparente. Dopo l’avvio dell’indagine, è emerso che erano stati aperti conti correnti personali intestati a Parisi, Lovreglio e De Tullio, tutti ritenuti dalla Direzione Distrettuale Antimafia soggetti legati alla criminalità organizzata.
Legami familiari e deroghe “anomale” sulle linee dei bus
D’Amore ha rivelato che 13 assunzioni tramite agenzie interinali, come Etica e Lavorint, riguardavano persone legate alla famiglia Parisi. Tra queste figurano i figli di Massimo Parisi, Tommaso e Anna Elena, oltre a Anna Lovreglio, sorella di Tommaso, e Iolanda Stringano, nuora di Michele De Tullio. Altre 13 assunzioni dirette a tempo indeterminato sarebbero state effettuate senza le necessarie verifiche. Lo stesso Parisi, quando lavorava come autista, avrebbe ottenuto deroghe per non transitare nei quartieri San Paolo e Carbonara, territori sotto il controllo di clan rivali: richieste accolte nel tempo dai dirigenti aziendali Nunzio Lozito (2017), Giuseppe Ruta (2021) e Pierluigi Vulcano (2022).
Nel corso dell’udienza, il difensore Gaetano Sassanelli ha precisato che al momento dell’assunzione di Massimo Parisi non risultavano carichi penali a suo carico, e che nessun dirigente ha mai denunciato pressioni. Tuttavia, D’Amore ha riferito che «in azienda si sapeva chi fossero i parenti dei Parisi e tutti si comportavano di conseguenza». Anche ex dirigenti come Angela Donvito e Simone Paolillo avrebbero ammesso conoscenze in tal senso.
Dubbi sono stati sollevati anche sull’affidamento dell’appalto per la vigilanza, poi revocato, per presunte infiltrazioni mafiose. L’amministratore ha infine parlato dei «danni consistenti» causati dalla precedente gestione e dei recenti interventi per correggere gli errori, evidenziando anche la difficoltà nell’ottenere affidamenti bancari a causa dell’impatto mediatico: «Rischiamo di perdere un finanziamento da 7 milioni di euro».