Parte la scommessa sulla resurrezione, primo uomo conservato a -200 gradi, ha speso 170mila dollari per essere congelato
Un uomo di 80 anni è stato sottoposto a crioconservazione in Australia, primo caso del continente. Il costo complessivo ha superato i 170.000 dollari.
Primo esperimento di crionica nell’emisfero australe
Philip Rhoades, fondatore della Southern Cryonics, ha atteso a lungo il momento in cui avrebbe potuto applicare per la prima volta la procedura di crioconservazione. La chiamata definitiva è arrivata il 12 maggio, quando la famiglia di un paziente ottantenne di Sydney ha comunicato il decesso. Rhoades si è subito messo in viaggio per l’ospedale, portando con sé ghiaccio necessario alla prima fase del processo.
“È da 14 anni che mi preparavo per questo momento”, ha dichiarato a ABC News. L’impianto gestito da Rhoades è il primo centro specializzato nella crioconservazione umana nell’emisfero sud del pianeta. L’obiettivo dichiarato è quello di preservare i corpi fino a quando la scienza medica non renderà possibile riportarli in vita grazie a cure oggi inesistenti.
La procedura è iniziata immediatamente dopo il decesso, come da prassi. Il corpo è stato trasportato in ghiaccio per ridurre la temperatura a circa 6 gradi Celsius, dando avvio a un processo durato circa dieci ore. Dopo il drenaggio del sangue, è stata iniettata una soluzione crioprotettiva, seguita dall’inserimento del corpo in un sacco a pelo termico e nel ghiaccio secco, portando la temperatura a circa -80 gradi. In seguito, è stato raffreddato ulteriormente fino a -200 gradi, per poi essere immerso nell’azoto liquido con orientamento a testa in giù.
Il processo e i dubbi scientifici
Il trattamento, che ha richiesto una settimana di preparazione, ha avuto un costo di 170.000 dollari, a cui si sono aggiunte le spese per il trasporto e l’équipe medica. L’azienda australiana non è l’unica ad aver investito in questa tecnologia. La start-up Tomorrow Biostasis, con sede in Svizzera, ha già raccolto l’adesione di circa 400 persone interessate alla crioconservazione, tra cui 15 cittadini italiani.
Nonostante la crescente attenzione verso la criopreservazione, gli esperti esprimono forti perplessità sulla reale possibilità di riportare in vita corpi conservati in questo modo. “Anche se possiamo scongelare alcune cellule in provetta, farlo con un intero corpo umano è completamente diverso”, ha spiegato Bruce Thompson, direttore della Melbourne School of Health Science.
Il principale ostacolo è rappresentato dalla fragilità dei tessuti cerebrali. Secondo Clive Coen, docente di neuroscienze al King’s College di Londra, “il cervello è un tessuto estremamente denso. Pensare di proteggerlo in modo efficace con un antigelo è semplicemente irrealistico”.