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La boxe mondiale esclude Imane Khelif: “Serve test genetico per gareggiare tra le donne”

La pugile algerina non potrà gareggiare nella categoria femminile finché non si sottoporrà allo screening sul sesso biologico. Polemiche sulla nuova policy.

Stop a Khelif: “Serve il test genetico per competere tra le donne”

La pugile Imane Khelif, 25 anni, è stata ufficialmente esclusa dai prossimi eventi internazionali del circuito World Boxing, tra cui l’Eindhoven Box Cup, in programma dal 5 al 10 giugno 2025. Alla base dello stop c’è la nuova politica sull’idoneità di genere adottata dalla federazione mondiale, che impone test genetici obbligatori per verificare il sesso biologico degli atleti.

In una lettera inviata il 30 maggio alla Federazione Pugilistica Algerina, la World Boxing ha comunicato che Khelif «non potrà partecipare a nessun evento World Boxing finché non si sottoporrà allo screening genetico del sesso, in conformità con le regole e le procedure di test». La decisione è stata adottata a seguito del livello elevato di testosterone rilevato nell’atleta.

La nuova regola: test PCR per determinare il sesso alla nascita

Dal 1° luglio 2025, ogni pugile che voglia partecipare a competizioni World Boxing dovrà fornire una certificazione del sesso cromosomico tramite test PCR, una tecnica utilizzata per identificare il gene SRY, indicatore della presenza del cromosoma Y. Solo gli atleti con cromosomi XX o privi del gene SRY potranno competere nella categoria femminile.

Chi presenterà anomalie genetiche legate a differenze nello sviluppo sessuale (DSD) verrà sottoposto a ulteriori accertamenti clinici. In caso di presenza del cromosoma Y o androgenizzazione maschile, l’atleta sarà ammesso solo alla categoria maschile. Le Federazioni Nazionali saranno responsabili della raccolta e verifica dei certificati. In caso di mancata o falsa certificazione, scatteranno sanzioni.

Sicurezza e parità: la motivazione del World Boxing

Secondo quanto precisato dalla federazione, questa politica serve a tutelare l’equità competitiva e la sicurezza fisica negli sport da combattimento. «Non è una misura punitiva – spiega la nota – ma un sistema per garantire che uomini e donne gareggino in condizioni paritarie».

La nuova policy “Sesso, Età e Peso” è stata elaborata da un gruppo di lavoro medico e antidoping, con il supporto di esperti internazionali, e nasce in un contesto di crescente attenzione globale verso la partecipazione di atleti con DSD o transizione di genere nelle competizioni femminili. La World Boxing ha inoltre previsto una procedura d’appello per gli atleti coinvolti, oltre al supporto medico per chi risulterà non idoneo.