È arrivato in Italia per curare il braccio sinistro lesionato da un’esplosione. Ha perso nove fratelli e il padre in un bombardamento. Ora spera di ricominciare.
Un viaggio verso la speranza
Lo hanno visto sorridere appena l’aereo ha lasciato il suolo. Poi, durante le ore di volo, quello stesso sorriso è tornato più volte, illuminandogli il volto. Adam, un bambino sopravvissuto ai bombardamenti nella Striscia di Gaza, è atterrato in Italia insieme a sua madre, Alaa al-Najjar, pediatra. È stato accolto all’aeroporto di Linate, dove il C130 dell’Aeronautica militare è atterrato alle 23:06. La madre e il figlio hanno lasciato alle spalle le macerie, i rumori delle esplosioni, la paura quotidiana.
Adam sa che la sua nuova vita potrebbe iniziare lontano dalla guerra. E, soprattutto, sa che sarà curato per una grave lesione al braccio sinistro, rimasto inutilizzabile dopo un bombardamento che ha causato la frattura delle ossa e il danneggiamento dei nervi. Durante quell’attacco, il bambino ha perso nove fratelli. Il padre, gravemente ferito, è deceduto successivamente in ospedale.
L’accoglienza e le cure in Italia
Il piccolo paziente sarà ora sottoposto a una serie di valutazioni mediche approfondite. L’obiettivo è verificare la possibilità di interventi chirurgici ricostruttivi che possano restituirgli almeno parzialmente la funzionalità dell’arto danneggiato. Il caso di Adam è stato seguito passo dopo passo dalla madre, la dottoressa al-Najjar, che ha accompagnato il figlio lungo tutto il tragitto verso l’Italia, sostenendolo fisicamente ed emotivamente.
Il trasporto sanitario è stato reso possibile grazie a una missione umanitaria coordinata tra le autorità italiane e diverse organizzazioni internazionali. A bordo del velivolo militare erano presenti anche medici e operatori specializzati, pronti a garantire assistenza immediata e monitorare costantemente le condizioni di salute del bambino durante il viaggio.
Adam non ha parlato molto. Ma i suoi occhi, riferiscono i testimoni, raccontavano tutto: la stanchezza, il dolore e un piccolo, ostinato desiderio di ricominciare. Per ora, si trova in un ospedale della periferia di una grande città italiana, dove inizierà il percorso clinico. Ma il primo passo è compiuto. E in quel sorriso, visto per la prima volta al decollo, c’era già un frammento del futuro che lo attende.
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