Cronaca Italiana

Migranti respinti in Libia, la Corte europea respinge il ricorso: “L’Italia non ha nessuna responsabilità”

La Corte europea dei diritti dell’uomo ha dichiarato inammissibile il ricorso di alcuni migranti che accusavano l’Italia di respingimenti indiretti verso la Libia.

La decisione della Corte di Strasburgo

La Corte europea dei diritti dell’uomo ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato da un gruppo di migranti di origine nigeriana e ghanese che sostenevano di essere stati respinti “per procura” in Libia durante un’operazione di soccorso avvenuta nel novembre 2017. I diciassette ricorrenti facevano parte di un gruppo più ampio di circa 150 persone a bordo di un gommone al largo delle coste libiche.

Secondo quanto ricostruito, l’intervento era stato coordinato dal Centro di Coordinamento del Soccorso Marittimo di Roma, che aveva ricevuto un segnale di allarme e aveva chiesto alle unità presenti in zona di intervenire. Tra queste, figurava anche l’imbarcazione libica Ras Jadir, che recuperò circa 45 persone, comprese due tra quelle che poi presentarono ricorso alla Corte.

I migranti sostenevano di essere stati legati, picchiati e minacciati, e poi trasportati in un centro di detenzione a Tajura, dove avrebbero subito violenze e abusi, come riportato nel comunicato ufficiale della Cedu. Inoltre, due dei ricorrenti hanno denunciato la morte dei propri figli, deceduti a seguito dell’affondamento del gommone. Secondo la loro versione, l’intervento della motovedetta libica sarebbe stato la causa dell’incidente.

L’Italia non aveva giurisdizione sull’area del soccorso

La Corte di Strasburgo ha però stabilito che l’episodio si è verificato in acque internazionali, in una zona non sottoposta al controllo diretto da parte dell’Italia. Secondo i giudici, non vi erano gli elementi sufficienti per attribuire giurisdizione allo Stato italiano in merito ai fatti denunciati. Questo aspetto è risultato centrale nel rigetto del ricorso, poiché l’assunzione di responsabilità da parte di uno Stato, per essere riconosciuta dalla Corte, presuppone il controllo effettivo sull’area o sulle persone coinvolte.

La pronuncia esclude dunque che l’Italia abbia avuto un ruolo determinante nella gestione dell’intervento effettuato dalla guardia costiera libica, precisando che la condotta contestata non può essere attribuita alle autorità italiane, né in via diretta né indiretta.

La sentenza segna un punto fermo nella giurisprudenza sul tema dei soccorsi in mare e sulle responsabilità degli Stati europei nelle operazioni condotte in aree al di fuori delle proprie acque territoriali.