Puglia, per un clamoroso scambio di persona, conosciuto imprenditore viene ricercato come aggressore, l’uomo vive ore da incubo
Un imprenditore edile di Miggiano è stato cercato per un’ora come sospetto aggressore, ma si è trattato di un clamoroso scambio di persona.
Accusato per errore dopo un’aggressione: l’incredulità dell’imprenditore
MIGGIANO – È durato circa un’ora l’incubo di Luigi Carbone, 35 anni, imprenditore edile di Miggiano, piccolo centro del basso Salento. L’uomo è stato erroneamente indicato come autore di un violento pestaggio avvenuto all’alba di martedì 20 maggio. Dopo essere stato individuato attraverso le immagini di un sistema di videosorveglianza, il suo nome è finito tra quelli ricercati dalle forze dell’ordine. Solo più tardi, un riesame delle riprese ha permesso di escluderlo dai fatti.
L’aggressione si è consumata poco dopo le 6:30 del mattino nel centro del paese, dove un uomo di 31 anni, già noto alle forze dell’ordine, si è introdotto nell’abitazione di un conoscente di 34 anni, colpendolo con estrema violenza. La vittima è stata trasportata in gravi condizioni all’ospedale “Cardinale Panico” di Tricase, riportando fratture vertebrali, nasali e ferite multiple al volto. L’aggressione sarebbe stata scatenata da una richiesta di droga non soddisfatta e l’autore avrebbe utilizzato anche una sedia in legno, una bottiglia di vetro e un vaso, prima di fuggire portando con sé le chiavi di casa.
Le prime indagini, coordinate dalla polizia locale, hanno portato a identificare un sospettato: proprio Carbone, individuato grazie a immagini che lo ritraevano in una zona limitrofa. “Qui siamo pochi e ci conosciamo tutti – ha raccontato l’imprenditore – per questo non riesco a capire come sia stato possibile un simile errore.”
Le perquisizioni, la figlia coinvolta e l’intenzione di sporgere querela
Secondo quanto riferito da Carbone, cinque volanti si sarebbero recate presso l’abitazione dei nonni materni di sua figlia, dove la bambina di nove anni si trovava quel giorno, essendo rimasta a casa da scuola. “Hanno suonato e poi sono saliti al piano superiore per bussare alle persiane chiedendo a ‘Carbone’ di aprire subito – ha raccontato – ma non ero lì. Io stavo rientrando in paese per prendere un caffè al bar, quando ho scoperto che mi stavano cercando come se fossi un criminale.”
La svolta è arrivata da un comando dove si stavano riesaminando i filmati dell’aggressione. “Qualcuno ha finalmente capito che non ero io l’uomo ripreso dalle telecamere – ha aggiunto – ma nel frattempo il danno era fatto. Il paese è piccolo, tutti sanno tutto e sono stato subissato di domande. Non sapevo nemmeno di cosa parlavano.”
L’episodio ha scosso profondamente l’imprenditore, che ha deciso di affidarsi a un legale per tutelare la propria immagine. “Mia figlia ha ascoltato tutto, sapeva che mi stavano cercando per un fatto grave. È una situazione che non posso accettare. Ho una piccola impresa, sono conosciuto e quello che mi è successo è profondamente ingiusto.”
Nel frattempo, il vero responsabile dell’aggressione è stato arrestato e ha patteggiato due anni di reclusione per lesioni personali e violenza privata davanti al giudice del tribunale di Lecce, Luca Scuzzarella.