Bari, commercialista morto dopo un massaggio, il cellulare del 55enne barese rivela cosa accadeva davvero nel centro
Indagini sul centro massaggi dopo il decesso di un uomo di 55 anni
BARI – Proseguono gli accertamenti sul decesso del 55enne barese avvenuto il 9 maggio durante un trattamento in un centro massaggi situato nel quartiere Picone. L’uomo si è accasciato mentre si sottoponeva a un massaggio, nella stessa struttura in cui lo scorso ottobre un altro cliente, un 60enne, era morto in circostanze analoghe. L’episodio ha immediatamente suscitato l’attenzione della Procura, che ha aperto un fascicolo ipotizzando i reati di morte come conseguenza di altro reato e sfruttamento della prostituzione.
Le prime evidenze potrebbero emergere dalle chat contenute nel telefono della vittima, ora al vaglio degli inquirenti. A condurre le indagini è la pm Savina Toscani, che ha affidato le attività di approfondimento ai carabinieri. Oltre all’analisi del dispositivo, sono state disposte due consulenze: una medico-legale per chiarire le cause esatte del decesso e una tecnica per ricostruire i contenuti presenti nel cellulare.
Nel corso dei rilievi, i militari hanno sequestrato diversi farmaci e prodotti rinvenuti all’interno del centro massaggi. Alcuni di questi potrebbero aver avuto un ruolo nella morte dell’uomo, che, secondo le prime ipotesi, sarebbe stata provocata da un malore improvviso, probabilmente un infarto. Tuttavia, sarà necessario accertare se l’eventuale assunzione di farmaci, o un’interazione tra sostanze, abbia contribuito all’esito fatale.
Attesa per le conclusioni del medico legale
L’autopsia è stata eseguita dieci giorni fa presso l’Istituto di medicina legale del Policlinico di Bari dal professor Biagio Solarino, incaricato dalla magistratura. Al momento, gli esiti ufficiali non sono ancora stati resi noti, ma dalle indiscrezioni filtrate si ipotizza una correlazione tra il decesso e l’assunzione di una o più sostanze.
Sul centro massaggi è stato imposto il massimo riserbo. Tuttavia, l’ispezione del telefono della vittima, secondo quanto trapelato, avrebbe già fornito agli investigatori alcuni elementi utili a comprendere meglio la natura dell’attività svolta nella struttura. A seguito delle prime verifiche, risulta indagata la titolare, una giovane donna, per le ipotesi di reato sopra menzionate.