Alessandro Gassmann re del cinema finanziato: oltre 40 milioni di euro dallo Stato per i suoi progetti
L’attore romano ha preso parte a oltre 20 produzioni finanziate dallo Stato negli ultimi anni, distinguendosi nel panorama televisivo e cinematografico italiano.
Un percorso diverso da quello del padre Vittorio
Alessandro Gassmann, figlio del celebre attore Vittorio Gassman, ha intrapreso una carriera distinta da quella paterna, scegliendo di interpretare spesso ruoli positivi in contesti televisivi di successo. Esordì giovanissimo nel 1982, diretto proprio dal padre nel film Di padre in figlio. Da allora ha costruito un profilo professionale indipendente, preferendo figure rassicuranti e vicine al pubblico, come il professore protagonista della serie Un Professore o il commissario nei Bastardi di Pizzofalcone.
Negli ultimi otto anni, Gassmann ha intensificato l’attività cinematografica, raggiungendo circa ottanta film interpretati. Questo incremento è coinciso con l’introduzione del nuovo sistema di tax credit voluto nel 2017 dall’allora ministro della Cultura Dario Franceschini, che ha garantito al comparto audiovisivo oltre sette miliardi di euro di finanziamenti pubblici. Gassmann ha preso parte a oltre venti produzioni sostenute da questi fondi, per un totale di quasi 41 milioni di euro in otto anni.
Opere come Il pataffio, I casi dell’avvocato Guerrieri o Mamma Natale hanno beneficiato di finanziamenti statali, pur senza lasciare un segno duraturo nella storia del cinema. Tra i casi emblematici, Billy di Emilia Mazzacurati, con Gassmann nel ruolo di un rocker dimenticato, ha incassato meno di 50mila euro a fronte di un milione di euro di fondi pubblici.
Fondi statali e successo televisivo
Anche da regista e sceneggiatore, Gassmann ha ottenuto sostegno pubblico: Il silenzio grande, con un finanziamento di un milione e mezzo, ha incassato circa 130mila euro. Tuttavia, è soprattutto con le fiction televisive che l’attore ha consolidato il proprio successo. La serie Un Professore ha goduto di circa tre milioni di euro di sovvenzioni a stagione, mentre I bastardi di Pizzofalcone ha superato i dieci milioni. Il compenso di Gassmann per queste produzioni si aggirerebbe sui 20mila euro a episodio.
Sebbene non sia tra gli attori più pagati del panorama italiano — basti pensare a Elio Germano o Pierfrancesco Favino, che raggiungono cifre intorno ai 300mila euro a film — l’attività costante di Gassmann contribuisce a generare un indotto economico che include partecipazioni, spot e vendite editoriali.
Nonostante la sua visibilità, Gassmann non ha firmato l’appello lanciato da 94 artisti per salvaguardare i fondi pubblici al cinema. Una scelta interpretata da alcuni come strategica, per non esporsi su un tema diventato oggetto di dibattito politico.
La polemica sul teatro di Gallarate e l’antifascismo
L’attore è invece intervenuto con decisione su un altro fronte, chiedendo la rimozione del nome del padre Vittorio Gassman dal teatro comunale di Gallarate, in seguito al convegno internazionale “Remigration Summit” ospitato nella struttura, al quale ha preso parte anche l’europarlamentare Roberto Vannacci. Gassmann ha dichiarato: «Se in futuro intende ospitare altre manifestazioni con slogan razzisti e illiberali in un luogo di cultura, togliete l’intestazione della struttura a mio padre, che ebbe parenti deportati e uccisi dai nazifascisti».
Il sindaco Andrea Cassani, esponente della Lega, ha replicato osservando che Vittorio Gassman era un uomo aperto e forse non avrebbe condiviso l’idea di contrastare le opinioni altrui con la censura. Il dibattito ha suscitato attenzione, anche per l’intervento del figlio di Alessandro, Leo Gassmann, che durante il Concertone del Primo Maggio ha intonato Bella Ciao, ricevendo consensi dal pubblico.