Caso Garlasco, il supertestimone si mostra in volto: “Ho detto la verità, non ho paura”
Gianni, testimone intervistato da Le Iene sul delitto Poggi, accusa l’avvocato Tizzoni di averlo diffamato: “Mi ha cercato lui, non sono io a essermi offerto”.
Il testimone parla in tv: “Mi ha cercato lui, ho detto la verità”
Nel nuovo servizio andato in onda su Italia 1, Gianni, il testimone già apparso nella scorsa puntata de Le Iene riguardo il caso Garlasco, ha scelto di mostrarsi in volto. L’uomo ha dichiarato pubblicamente di essere stato diffamato da Luigi Tizzoni, legale della famiglia Poggi, all’indomani della messa in onda delle prime dichiarazioni. “Ci metto la faccia in quanto sono stato diffamato pubblicamente dall’avvocato della famiglia Poggi, Luigi Tizzoni. Lui mi ha chiesto aiuto. Non ho paura di niente, ho detto la verità”, ha affermato Gianni.
Secondo quanto riferito dall’uomo, due persone, ora decedute, gli avrebbero raccontato – durante un ricovero in ospedale – di aver visto una delle cugine della vittima, Stefania Cappa, in stato di agitazione proprio il giorno dell’omicidio, avvenuto il 13 agosto 2007. La giovane, secondo la ricostruzione riportata dal testimone, cercava di entrare nella casa della nonna a Tromello, nei pressi di un canale. Poco dopo, i due avrebbero udito dei tonfi, come oggetti pesanti gettati in acqua.
Va precisato che né Stefania Cappa né la sorella Paola sono mai state iscritte nel registro degli indagati. L’unico condannato in via definitiva per l’omicidio di Chiara Poggi è Alberto Stasi, all’epoca fidanzato della giovane vittima.
Il confronto con Tizzoni e i dubbi sull’indagine iniziale
Nel corso dell’intervista rilasciata agli inviati Alessandro De Giuseppe e Riccardo Festinese, Gianni ha raccontato anche il contatto diretto avuto con l’avvocato Tizzoni: “È stato l’avvocato Tizzoni a cercarmi. Mi ha chiamato e ci siamo visti, mi ha chiesto aiuto. Mia mamma lavorava da sua mamma. Il giorno dopo aver saputo di Stefania Cappa sono andato da lui e mi ha stoppato. Secondo lui non si poteva fare perché c’era già una pista che si stava seguendo. Non mi ha detto di andare dai Carabinieri, ma ho parlato io con un colonnello che conoscevo e che mi ha detto che rischiavo di andarci di mezzo io”.
Il testimone ha riferito che l’ufficiale con cui parlò era di Milano, e che gli avrebbe consigliato prudenza rispetto alla gestione dell’informazione: “Diceva che coloro che si stavano occupando del caso non erano affidabili”.
Gianni ha inoltre mostrato ai giornalisti alcuni biglietti su cui avrebbe annotato quanto udito quel giorno in ospedale, spiegando: “L’ho fatto per non dimenticare. Ho detto la verità, non ho paura di niente”.
La replica dell’avvocato Tizzoni
Interpellato da Fanpage.it, l’avvocato Luigi Tizzoni ha fornito la propria versione dei fatti, precisando: “Già dopo l’omicidio di Chiara Poggi gli consigliai che se avesse avuto qualcosa di interessante da dire di andare dai carabinieri. Io ho un vaghissimo ricordo su quello che successe nel 2007 con lui, ma allora come oggi io vengo raggiunto – essendo il caso molto mediatico – da decine di segnalazioni, gente che si propone. Quello che fece anche lui all’epoca”.
Tizzoni ha chiarito che, a suo avviso, il testimone non aveva fornito elementi concreti, ma che comunque lo invitò a rivolgersi agli inquirenti: “Gli dissi però di andare dai carabinieri perché io mi stavo occupando del procedimento. A me risulta che dai carabinieri c’era andato. Quindi se avesse avuto qualcosa di importante da dire i carabinieri lo avrebbero ritenuto attendibile e avrebbero proceduto con quella pista”.