Cronaca Pugliese

Caso Fiorella, l’Università di Bari nella bufera, si rifiuta di fornire i documenti veri, scoppia la polemica sulla mancanza di trasparenza

L’Ateneo ha respinto la richiesta della stampa sul vero certificato di laurea della moglie del consigliere Caracciolo, al centro di un caso di falso documento.

L’Università nega l’accesso al titolo vero

L’Università di Bari ha negato l’accesso agli atti richiesto dalla «Gazzetta del Mezzogiorno» riguardante il certificato di laurea autentico di Carmela Fiorella, moglie del consigliere regionale Filippo Caracciolo. La vicenda è emersa dopo che la donna aveva presentato una pergamena contraffatta per partecipare e vincere un concorso da dirigente presso Aeroporti di Puglia, da cui si è in seguito dimessa in seguito alla pubblicazione dell’inchiesta giornalistica.

Il rifiuto dell’accesso civico è stato notificato oltre il termine previsto dalla legge. La risposta fornita dall’Ateneo barese ha richiamato la necessità di tutelare i dati personali contenuti nel documento, pur avendo lo stesso ente – nei giorni in cui scoppiò il caso – confermato informalmente la falsità del titolo. In quell’occasione, la comunicazione avvenne tramite messaggi WhatsApp.

I limiti della trasparenza amministrativa

La motivazione ufficiale del diniego si fonda sulla protezione della privacy, nonostante il caso sia già stato oggetto di indagine penale da parte della Procura e che lo stesso documento risulti acquisito agli atti giudiziari. L’Università non ha fornito elementi che dimostrino l’esistenza di eventuali attività ispettive interne, né ha svolto la prevista valutazione comparativa tra il diritto alla riservatezza e l’interesse pubblico alla conoscenza di atti amministrativi, così come indicato dalle linee guida dell’Anac.

L’argomentazione che giustificherebbe il rifiuto dell’accesso sulla base della conduzione di accertamenti penali non appare compatibile con le disposizioni normative in vigore, considerando la natura pubblica del fatto e la già avvenuta divulgazione mediatica e istituzionale della vicenda.

Silenzio del rettorato in attesa del nuovo vertice

La questione solleva interrogativi sulla coerenza delle prassi adottate da un’istituzione pubblica che dovrebbe fare della trasparenza un principio guida. A poche settimane dal suo insediamento, l’attenzione si concentra ora sul professor Roberto Bellotti, rettore designato dell’Università di Bari, al quale molti guardano in attesa di un eventuale chiarimento ufficiale su come l’ateneo intenda affrontare i temi legati alla legalità e alla trasparenza.