Francesco Ceramella è deceduto dopo un malore in farmacia. Inutilizzabile il defibrillatore pubblico più vicino, perché scarico. Indagini in corso.
Il malore improvviso e i soccorsi
CAVALLASCA (Como) – Un uomo di 65 anni, Francesco Ceramella, è morto per un infarto dopo essersi recato in farmacia a causa di un malessere improvviso. L’episodio è avvenuto nella tarda mattinata in una farmacia del centro di Cavallasca, in provincia di Como. Il sessantacinquenne, presidente del moto club “Vai piano che ho paura”, si era rivolto ai sanitari presenti per eseguire un elettrocardiogramma.
Quando è stato chiaro che si trattava di un infarto in corso, il farmacista ha avviato immediatamente le manovre di rianimazione cardiopolmonare, mentre una collaboratrice è corsa nella piazza antistante per recuperare il defibrillatore pubblico. Tuttavia, una volta raggiunto il dispositivo, è emerso che l’apparecchio era inutilizzabile perché privo di carica. Questo ha reso impossibile l’intervento salvavita nell’immediato, in attesa dell’arrivo dell’ambulanza.
Nonostante i tentativi dei sanitari, per Ceramella non c’è stato nulla da fare. L’uomo è morto pochi minuti dopo, senza che fosse possibile procedere con una defibrillazione tempestiva.
La denuncia del farmacista e l’apertura delle indagini
A sollevare la questione pubblicamente è stato il farmacista Vittorio Belluso, che ha assistito al decesso. In un post pubblicato sui social, ha espresso la sua posizione in merito alla presenza di un defibrillatore inutilizzabile in una zona frequentata: “Al di là di qualsivoglia considerazione che si possa fare – ha scritto – io penso che lasciare in bella vista un defibrillatore nella piazza del paese, un defibrillatore risultato scarico, sia un gesto criminale ancorché stupido. Ci saranno delle indagini e spero che si farà luce sulle responsabilità”.
Il caso ha suscitato forte attenzione a livello locale e ha portato le autorità a disporre accertamenti sulla gestione e la manutenzione dei defibrillatori pubblici installati nel comune. Secondo le prime informazioni, il dispositivo era presente da tempo in un’area accessibile ma non sottoposta a verifiche periodiche per garantirne l’efficienza.
Le forze dell’ordine hanno già acquisito le prime testimonianze e la documentazione tecnica relativa al defibrillatore in questione. L’obiettivo è chiarire se vi siano responsabilità amministrative o tecniche per l’assenza di controllo sullo stato operativo del dispositivo.