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Bergomi racconta Inter-Barcellona e replica alle critiche: «Quella notte meritava il cuore, non la neutralità»

Beppe Bergomi si difende dalle critiche sulla sua telecronaca e racconta le emozioni vissute durante l’impresa dell’Inter contro il Barcellona in Champions League.

Una notte di emozioni, tra sport e ricordi

Giuseppe Bergomi, ex difensore dell’Inter e da anni voce di punta delle telecronache calcistiche, ha vissuto una serata indimenticabile durante la vittoria dei nerazzurri contro il Barcellona. Al termine della partita, ha raccontato di essere rimasto sveglio fino alle cinque del mattino, travolto dall’adrenalina e dalla passione. «Alle 5 ero ancora sveglio», ha spiegato. «Amo il basket, stavo guardando i playoff NBA: Indiana era sotto contro Cleveland, ma Haliburton ha segnato la tripla della vittoria a un secondo dalla fine. Questo è lo sport, questa è la vita».

Il match di Champions League, seguito per Sky insieme a Fabio Caressa, è stato per Bergomi un’esperienza tanto coinvolgente da farlo piangere. «Verso le tre di notte stavo leggendo i messaggi nella chat Inter-Trap, una di quelle con i miei ex compagni. Quando Alessandro Bianchi ha scritto “Che grande lo Zio!”, gli ho risposto con un cuore».

Criticato da alcuni per un tono considerato troppo partecipe, Bergomi ha difeso il proprio stile emotivo. «È stata una notte incredibile, unica, e andava raccontata col cuore. Non sono emozioni che si possono gestire o prevedere, è la partita che ti porta a provarle».

Le critiche e il significato di una partita storica

Pur consapevole che il suo approccio non possa piacere a tutti, l’ex calciatore ha ribadito la propria autenticità. «Dopo ogni telecronaca torno a casa a piedi e fra me e me penso che fare contenti tutti è impossibile. L’importante è porsi con rispetto, ma bisogna sempre dire quello che si pensa. Lo stadio coinvolge, e questo la gente da casa non lo capisce. Anche con la Juventus ci siamo emozionati, quando Ronaldo eliminò l’Atletico Madrid con una tripletta. Fabio lo chiamo il re».

Bergomi ha confermato di aver pianto anche in altre occasioni: «È successo nella finale del Mondiale 2006, all’Europeo e in Liverpool-Borussia Dortmund del 2016, quando i Reds rimontarono al 91’. Mi ritrovai ad abbracciare i tifosi».

A commuoverlo, ha spiegato, è stato lo spirito dell’Inter. «Non è la squadra più forte, non ha un Yamal, ma con lo spirito va oltre i suoi limiti. Ha tenuto testa a un Barcellona giovanissimo ma straordinario, con un Acerbi 37enne che segna al 93’ e un Sommer 36enne che para tutto. Sono situazioni che sfuggono a ogni logica».

Alla domanda se si sia trattato della partita più epica mai giocata da un’italiana in Champions League, Bergomi ha risposto: «È stata una partita storica. Una delle più importanti, soprattutto nel calcio moderno, con la sua tecnica, la sua velocità e le tante partite. Ha ragione Guardiola quando dice che con gare così gli stadi non saranno mai vuoti».

Riguardo alle avversarie più temibili della competizione, ha indicato Bayern Monaco e Barcellona, ma ha messo in guardia anche su PSG e Arsenal. «La prima è quella che sta giocando meglio dall’inizio della seconda fase e ha un allenatore che stimo. La seconda ha perso a San Siro, ma ha battuto una quindicina di angoli e non ha fatto uscire l’Inter dalla propria metà campo».

Sul finale, un sorriso e un dubbio: «Ci sarò per la finale? Eh, ancora non lo so», ha concluso. Ma una cosa è certa: «Sarò il solito Bergomi, quello che si fa trasportare dalla partita, senza niente di preconfezionato».