Cronaca Pugliese

Bari, neonato morto in chiesa: indagati parroco e tecnico per culla non a norma, il dispositivo era stato assemblato con pezzi acquistati su Amazon

Secondo la Procura di Bari, la culla termica non era idonea e sarebbe stata realizzata con componenti acquistati online, esponendo il neonato a rischi letali.


Indagine chiusa sulla morte del neonato nella culla termica

BARI – È stato realizzato con materiali facilmente reperibili online il dispositivo in cui è morto il neonato trovato lo scorso 2 gennaio nella culla termica della chiesa di San Giovanni Battista, nel quartiere Poggiofranco di Bari. A conclusione dell’inchiesta avviata dopo la tragedia, la Procura di Bari ha iscritto nel registro degli indagati don Antonio Ruccia, parroco della chiesa, e Vincenzo Nanocchio, tecnico che installò la culla nel 2014 e ne modificò l’alimentazione nel dicembre scorso.

Il reato ipotizzato è omicidio colposo. Secondo le ricostruzioni coordinate dal procuratore aggiunto Ciro Angelillis e dalla pm Angela Morea, il piccolo – ribattezzato “Angelo” – aveva un’età stimata di circa tre settimane ed era ancora vivo al momento in cui fu lasciato nella culla. La morte sarebbe sopraggiunta tra le 4 e le 10 ore successive, presumibilmente a causa di ipotermia.

Gli inquirenti sostengono che la struttura non fosse tecnicamente adeguata. In particolare, il materassino installato, che avrebbe dovuto attivare l’allarme alla rilevazione del peso del neonato, sarebbe stato un componente a “contatto aperto”, economicamente accessibile ma ad alto rischio di malfunzionamento. Secondo il consulente tecnico incaricato dalla Procura, sarebbe stato necessario un dispositivo a “contatto chiuso”, più sicuro e idoneo allo scopo.


Troppe anomalie tecniche nella culla: allarme mai partito

Le analisi effettuate dalla Squadra Mobile e dai consulenti tecnici hanno evidenziato ulteriori criticità. Una di queste riguarderebbe il sistema di climatizzazione del locale, che, a causa di una perdita di gas, avrebbe rilasciato aria fredda invece di riscaldare l’ambiente. Questo fattore, unito al guasto del sistema di allarme, ha impedito ogni possibilità di soccorso.

In passato, la stessa culla aveva attivato correttamente l’allerta nel 2020 e nel 2023, inviando un messaggio al cellulare del parroco. Nel caso del neonato morto a gennaio, invece, la chiamata automatica non è mai partita. Le indagini hanno inoltre rilevato che, a dicembre 2024, il tecnico aveva provveduto a cambiare l’alimentatore del sistema a seguito di alcuni blackout elettrici, ma non risultano verifiche sulla sicurezza complessiva del dispositivo dopo l’intervento.

La Procura ha accertato che alcuni dei componenti utilizzati per costruire e modificare la culla, incluso il materassino sensibile al peso, sono stati acquistati su piattaforme di e-commerce per poche decine di euro. “Quel dispositivo non era adatto, troppo alti i rischi di malfunzionamenti”, è la valutazione riportata negli atti.

Ora la parola passa alla difesa degli indagati, che potranno presentare eventuali memorie o chiedere nuovi accertamenti prima che venga valutata la richiesta di rinvio a giudizio.